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Sambuceto, il tecnico Del Zotti artefice della salvezza: “Sono venuto per riconoscenza verso la società. Con Trovarello abbiamo la stessa idea di calcio”

SAMBUCETO – Sulla salvezza del Sambuceto c’è la sua firma. E non poteva essere altrimenti, visto che Francesco Del Zotti è uno dei migliori allenatori emergenti in circolazione. Lo aveva già dimostrato nel biennio alla Turris Pescara del patron Rudy D’Amico. Chiudendo al secondo posto nel campionato di Promozione lo scorso anno. Dietro solo alla corazzata Teramo. Quest’anno si è ripetuto anche a Sambuceto, in un campionato non facile come quello dell’Eccellenza. Tra l’altro per il tecnico si tratta di un ritorno, essendo già stato con i viola. La sua squadra è riuscita a centrare la permanenza nella categoria con una giornata d’anticipo. Del Zotti quest’anno è stato voluto fortemente dal ds Omar Trovarello. Che gli ha messo a disposizione una rosa capace di ben figurare nella categoria. Il giovane tecnico è originario di Brindisi, ma si può definire un teatino d’adozione. Visto che è arrivato a Chieti per motivi di studio. E poi ha scelto di viverci.

È arrivata una salvezza per voi con una giornata d’anticipo. Che stagione è stata?

“Una salvezza sofferta ma meritata, com’è giusto che sia per una squadra giovane. Io sono tornato a Sambuceto per una questione di riconoscenza verso questa società, che a 25 anni mi ha permesso di allenare. Mi sono sentito in dovere di ricambiare la fiducia che mi è stata data sei anni fa. Quest’anno abbiamo avuto tanti ragazzi che avevano fatto il campionato di Promozione. Un campionato che ho fatto anche io negli ultimi anni. E che spesso viene sminuito. Noi abbiamo portato Rossetti, Cialini, Chelli, Masciangelo ed altri che stavano in Promozione. Dimostrando che in Promozione si può pescare. Perché ci sono profili che questa categoria la possono fare. Tanti pescano dalle primavere e dai settori giovanili, ma ci vuole anche il coraggio di fare queste scelte. Io ho visto in questi ragazzi gente che poteva fare al caso nostro. Ne è venuta fuori una stagione bella, sofferta. Anche nei momenti difficili non abbiamo perso la nostra identità, dando importanza alla prestazione. Questo ci ha tenuto in carreggiata. Abbiamo sbagliato forse solo due partite, poi ce la siamo giocata. Grazie alla società che non mi ha fatto mai mancare la fiducia. Dal team manager Aurelio De Vincentis, al presidente Alfiero Vecchiotti. E al direttore sportivo Omar Trovarello. Loro non ci hanno mai fatto intendere di voler cambiare, anche quando le cose stavano andando meno bene. Ma non solo per l’allenatore, anche per i giocatori. A dicembre abbiamo cambiato poco e ci abbiamo sempre creduto. Momenti di grande difficoltà non ne abbiamo avuti. Siamo sempre stati in linea con gli obiettivi”.

A Sambuceto ti ha voluto fortemente il ds Omar Trovarello. Tra voi due c’è stata da subito una grande comunione d’intenti…

“Sì, io con Omar avevo già avuto la fortuna di lavorare il primo anno alla Turris. Facemmo un ottimo campionato, nonostante alcune difficoltà. Ancora prima eravamo stati ad Ortona, prima della chiusura per Covid. Vediamo il calcio alla stessa maniera: qualità, idee, gioco con la palla. Siamo stati sempre in linea nella scelta dei giocatori e nell’affrontare le partite. All’inizio dall’esterno da parte di diversi addetti ai lavori ci si credeva poco in noi. Questa comunione d’intenti è stata fondamentale. Lo scorso anno il Sambuceto aveva una squadra forte e dodici elementi sono andati a Spoltore. Quest’anno alla fine abbiamo concluso nella parte sinistra della classifica”.

E il direttore ti ha messo a disposizione una rosa di tutto rispetto…

“Con Omar abbiamo avuto il merito di prendere i giocatori giusti per il mio modo di giocare. Mi riferisco soprattutto ai giocatori spagnoli che abbiamo preso. Vedi Sanchez Rodriguez. Qualche elemento lo avevo già allenato. Ad inizio anno tanti di loro erano una scommessa. E alla fine sono state tutte scommesse vinte”.

Per dare continuità a questo progetto, il prossimo anno resterai a Sambuceto?

“Io personalmente rimmarrei a vita. Perché ci sono le strutture giuste e le persone che ti danno fiducia. Ma bisogna essere ambiziosi e alzare l’asticella. Ho messo davanti la riconoscenza. Se la società dopo essersi strutturata riesce a posizionarsi meglio, io non ho problemi a parlare con loro e a continuare il progetto. Ma abbiamo almeno quindici giorni per parlare di questo”.

Una tappa importante per te è stata l’esperienza alla Turris Pescara, che ti ha fatto crescere come allenatore…

“Il fatto di essere un allenatore giovane mi pone l’obbligo di accettare tutte le sfide e cercare di portarle a termine. Io ho accettato la sfida di scendere dall’Eccellenza e andare in Promozione. Fare con loro un percorso di due anni per me è stato importante, perché ho dimostrato di saperci stare. Il primo anno ho affrontato diverse problematiche. Il secondo anno abbiamo alzato il livello. Abbiamo portato la Turris ad essere una delle società più ambite della Promozione. Con il lavoro si può salire di livello”.

Sei un tecnico emergente che si sta affermando in una categoria non facile come l’Eccellenza. Qual è il tipo di calcio che prediligi?

“Sicuramente il calcio che prediligo è un calcio propositivo che tende al possesso palla e al dominio dell’avversario. Come modulo quest’anno ho optato per il 4-3-3. Poi negli ultimi anni ho variato tanto, dando importanza ai principi di gioco. Ponendo sempre l’equilibrio al centro del nostro gioco. E dando la giusta importanza alla fase difensiva”.

Daniele Rossi

Foto: Asd Sambuceto

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Castelnuovo un punto di penalizzazione.
Vastese due punti di penalizzazione.
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