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Sulmona, Antonio Mecomonaco si racconta: “De Deo mi ha sempre dato fiducia. A Matelica potevo fare il salto”

SULMONA – Quello tra Antonio Mecomonaco e il Sulmona è un legame ormai indissolubile. Dopo la promozione in D nel 2013, il gradito ritorno lo scorso anno. Con l’avvento del tecnico, i biancorossi invertirono decisamente la rotta. Quest’anno un grande girone di ritorno, dopo un avvio oggettivamente difficile. Del resto Mecomonaco nel corso della sua carriera ha dimostrato sempre grande carattere. Un sergente di ferro, in tutto e per tutto. Che non si è mai tirarato indietro, anche nei momenti più difficili. Come gli è accaduto quando era alla guida della Civitanovese. Da lì l’esperienza nelle Marche è proseguita alla Recanatese. E successivamente al Matelica, sempre in serie D. Poteva essere proprio quello il momento del grande salto per lui. Poi il destino lo ha riportato nuovamente in casa biancorossa. Dove tra l’altro, già dallo scorso anno allena suo figlio Pierluigi. Under classe 2004, che ha collocato nel ruolo di play nel mezzo del suo centrocampo a cinque. E che sta dimostrando di avere tanta qualità.

Questo Sulmona nel girone di ritorno è una delle squadre che ha fatto più punti. A cosa è dovuta questa crescita?

“Noi eravamo un po’ al di sotto nel girone d’andata. Sapevamo di avere alcune lacune in alcuni ruoli e che dovevamo fare qualcosa sul mercato. Abbiamo fatto acquisti mirati andando a rinforzare un organico che può ben figurare in questa categoria. Sono cresciuti anche i giovani. Nel girone d’andata dovevamo raccogliere di più. Abbiamo subito torti arbitrali, come anche le altre squadre. Il nostro organico non può lottare per il vertice, ma può stare tra i primi 6-7 posti. Nel calcio ci sono dei momenti dove le cose non vanno. Abbiamo tenuto botta e ringrazio la società, nella persona di Oreste De Deo che è sempre stato al mio fianco”.

Lo scorso anno hai avuto un grande impatto. Dal tuo arrivo la squadra è cresciuta in maniera esponenziale. Come sei riuscito a trovare la chiave giusta?

“La scorsa stagione la situazione di classifica non era difficilissima. È vero che c’è stata un’inversione di rotta, ma i giocatori avevano una tranquillità maggiore perché non siamo mai stati in pericolo. Rispetto all’anno scorso, quest’anno il campionato è molto più duro. Puoi perdere dappertutto. Lo scorso anno c’era stato anche l’arrivo di qualche giocatore importante ed è stato più facile di quest’anno. Ho lavorato sull’aspetto mentale, c’è stata l’alchimia giusta e il sistema di gioco giusto”.

A livello tattico, dallo scorso anno stai lavorando sul modulo 3-5-2. Hai dovuto variare gli interpreti ma non la sostanza: corsa, pressione e sbocco sulle corsie laterali il tuo marchio di fabbrica…

“È normale che quando cambi la cabina di regia all’inizio fai un po’ fatica. Poi nel calcio ti fai delle domande ma non ti arrivano sempre le risposte. Le prime quattro partite abbiamo fatto nove punti. Ma io anche quando si vinceva intravedevo delle difficoltà. Noi abbiamo un giocatore molto forte sul gioco aereo come Martin Blanco. E ho dovuto sviluppare il gioco in funzione di questo. Quindi perché cambiare sistema? Rispetto all’anno scorso abbiamo subito qualche gol di troppo. Io ho sempre parlato molto ai ragazzi, li ho sempre incoraggiati. I ragazzi con il lavoro e la dedizione sono riusciti a venirne fuori”.

Nel girone d’andata eri preoccupato per la classifica. O in cuor tuo eri consapevole che poi ci sarebbe stato il rilancio?

“Nelle chiacchierate con il presidente il nostro pensiero è sempre stato positivo. Abbiamo preso giocatori per esaltare le qualità di questa squadra. Le scelte ci stanno dando ragione. Un po’ di preoccupazione l’ho avuta. Non mi aspettavo di avere quelle difficoltà. Ma abbiamo sempre pensato positivo. Anche se si vanno a vedere le interviste del presidente, lui mi ha sempre rinnovato la fiducia. Altre società avrebbero mandato via l’allenatore. Invece il presidente mi è stato sempre affianco. A volte nel calcio non raccogli, ma prima o poi il risultato deve arrivare”.

A questo punto è lecito cullare sogni play-off?

“Oggi per noi la priorità è raggiungere la salvezza aritmetica. Nessun pensiero per quel che riguarda i play off”.

Nel 2013 hai riportato il Sulmona in D dopo 18 anni. Cosa ti ha lasciato quella promozione?

“Grandissima soddisfazione aver riportato il Sulmona nella categoria dove meriterebbe di stare con continuità. Per la città, per i tifosi. Il merito non fu solo mio, ma anche della società, del direttore che aveva costruito una grande squadra e soprattutto dei giocatori. Vi assicuro che Oreste De Deo sta buttando giù le basi per portare l’Ovidiana Sulmona nella categoria superiore, attraverso un lavoro importante sul settore giovanile. E quando lui sarà pronto, darà un’ennesima soddisfazione a tutti i tifosi che ci seguono sempre”.

Ti riporto indietro nel tempo. A Civitanova lasciasti per i noti problemi societari. Era difficile andare avanti in quella situazione nonostante il buon rendimento della squadra. Con il senno di poi, quanto è stato difficile maturare quella decisione?

“È stato difficilissimo. Noi avevamo il rendimento di una squadra forte. Poi sono venute meno delle situazioni a livello societario. I giocatori non percepivano i loro rimborsi. La mia responsabilità era quella di portare la Civitanovese in salvo aritmeticamente. Ho parlato con i giocatori che non avevano più intenzione di allenarsi. A quel punto l’allenatore non ha più motivo di stare dentro una squadra. Ci siamo salvati con 8-9 giornate di anticipo. Poi io dall’esterno gli ho dato una mano. Noi facemmo 52 punti e non abbiamo fatto i play-off per una situazione di scontri diretti. I giocatori si vedevano solo la domenica per giocare. Mi dispiace perché si era creato davvero un grande entusiasmo”.

Diverse esperienze in serie D, soprattutto nelle Marche per te: Civitanovese, Recanatese, poi Matelica. A quel punto della tua carriera,hai pensato di poter fare il grande salto nel professionismo?

“Io dopo Civitanova rimasi fermo. Poi a novembre ci fu la chiamata della Recanatese che mi proponeva un contratto fino a giugno. Noi abbiamo sfiorato i play-off, da lì c’erano diverse squadre anche di Lega Pro che mi si erano avvicinate. Anche L’Aquila, che in quel periodo però ebbe problemi a livello societario. Così diedi priorità alla Recanatese che ad aprile mi propose un nuovo contratto. Prima di ricominciare il campionato c’è stata diversità di vedute. C’erano cose che non mi andavano e sono rimasto fermo. Poi sono arrivato a Matelica. Noi abbiamo tenuto il passo della Fermana. Ma siamo rimasti un mese senza giocare per il terremoto. Non siamo riusciti a riprendere la Fermana. Lì si è fermata la mia ascesa di allenatore. E ci rimasi male perché poteva essere il salto di qualità. Poi mi sono ritrovato a stare a casa, perché nel calcio le dinamiche sono strane. Sono rientrato in gioco con il Sulmona, per il rapporto di stima e di amicizia con De Deo”.

Quest’anno per Pierluigi era arrivata una chiamata importante in serie D. Poteva fare il salto di qualità dopo l’ottima stagione dello scorso anno. Poi a dicembre il ritorno a Sulmona. Da padre e da tecnico, cosa non è andato per lui?

“Lui lo scorso anno si è ritrovato a fare un finale di campionato molto buono. Diverse squadre lo hanno attenzionato. Avendo molte richieste ha preferito andare via, anche perché con il rapporto padre-figlio non è facile. A Notaresco c’è una grande struttura di squadra. Ci sono tanti giovani. Ma Pierluigi ha un ruolo complicato, è difficile impiegare un play fuori quota. Non trovando spazio il presidente De Deo lo ha convinto a voler tornare. Noi avevamo bisogno di un giocatore in quel ruolo essendo anche fuori quota. Siamo tornati a fare quello che facevamo lo scorso anno. È un ragazzo che ha ampi margini di miglioramento, soprattutto da un punto di vista fisico. Gli auguro di percorrere la sua strada da solo, senza tralasciare gli studi”.

Daniele Rossi

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Castelnuovo un punto di penalizzazione.
Vastese due punti di penalizzazione.
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