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Pescara, di chi le responsabilità per una stagione così disastrosa?

Una stagione a dir poco disastrosa, per quello che concerne i risultati sul campo (e forse non solo) in casa Pescara. Il club biancazzurro esce infatti praticamente da subito anche dai playoff, dimostrando francamente di non avere nessuna vera qualità per recitare un ruolo di protagonista in Serie C. La Serie B, visto il sesto posto finale in campionato ed il rapido saluto ai playoff, resta davvero una chimera.

Di chi le responsabilità per una annata così negativa?

Non può essere tenuto fuori da questo elenco il presidente, Daniele Sebastiani. Pur avendo il merito di una gestione economicamente sostenibile ormai più che decennale, il numero uno del club ha sicuramente delle responsabilità relative alla comunicazione con tifosi e addetti ai lavori: atteggiamenti a volte sprezzanti che hanno portato ad una secca scissione tra la piazza e la dirigenza. Il Pescara ha giocato con i tifosi in totale rivolta contro la guida di Sebastiani per tutta la parte finale della stagione: un pessimo modo di concludere l’anno.

In generale, poi, il passo indietro rispetto alla scorsa annata è stato evidente: il Pescara non aveva una rosa in grado di lottare per la Serie B, nonostante la buona qualità individuale di alcuni interpreti. Una “operazione alla Rafia“, come annunciato proprio da Sebastiani, non c’è mai più stata. L’addio di Lescano, per quanto dovuto (a detta del presidente stesso), ha visto i saluti dell’unico, vero talento offensivo del club, mai sostituito. Nel silenzio totale della dirigenza, che non può essere esente da responsabilità.

Il direttore sportivo Daniele Delli Carri è forse ancor più responsabile di Daniele Sebastiani. Il mercato del Pescara è stato tanto negativo in fase estiva quanto nella finestra invernale; anzi, gli acquisti di gennaio si sono caratterizzati per la loro sostanziale inutilità, a partire da Meazzi ed a chiudere con il desaparecido Capone. Una difesa ballerina, un centrocampo inadatto al gioco di Zeman (puntualmente variato in ogni partita), un attacco privo di una vera punta… ad eccezione di Tommasini, lasciato però partire a gennaio per andare a segnare a Monopoli, in prestito gratuito. Il lavoro di Delli Carri è stato, in questa stagione, da de profundis per il Pescara.

Anche i tre tecnici che si sono susseguiti sulla panchina del Pescara non raggiungono la sufficienza, con forse la sola eccezione di Cascione, e solo perché ha avuto pochissimo tempo. Zeman ha cambiato gli 11 titolari praticamente in ogni gara, ha floppato dei rapporti centrali (si pensi all’assurda e continua alternanza tra Moruzzi e Milani, alla pessima gestione di Tommasini, all’inutile tentativo di recupero di Vergani, al fraintendimento del ruolo di playmaker). La parentesi di Bucaro è stata profondamente negativa, e bastano i risultati per affermare ciò, mentre Cascione è riuscito a dare qualcosa a livello caratteriale e di equilibrio, con però dei playoff tutt’altro che esaltanti: un pari sofferto contro la settima della classe, il Pontedera, ed un brutto epilogo casalingo con i ragazzini della Juventus. Difficile, francamente, pensare ad una sua conferma.

E poi, i giocatori. Un gruppo giovane, almeno in larga parte, e francamente insufficiente per pensare di portare a casa il risultato in Serie C. Tolto un buon Plizzari, e ad eccezione di Milani e Merola tra i giocatori di movimento, nessuno ha dato quanto necessario e tutti vanno rimandati alla prossima stagione. Dove, però, non è noto: nonostante i cartellini di proprietà, molti, ci scommettiamo, non saranno confermati allo stadio “Adriatico”.

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