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Ottavio Palladini, tra passato e presente: “La Samb? Non potrei dire di no. A Pescara Carnevale era un fenomeno e Scibilia è stato unico”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Uno di quelli che ha lasciato il segno. Del resto lui è il giocatore con più presenze con la maglia del Pescara. Sono ben 322, per quello che risulta essere davvero un grande primato. Ottavio Palladini poi era abituato a sudarsela quella maglia. Un centrocampista con grande capacità di corsa e di inserimento. Capace di esordire in serie A sempre con il Pescara nel ‘92. E di ottenere una promozione in B con Ivo Iaconi in panchina nel 2003. Ma di soddisfazioni Palladini se n’è tolte tante altre. Anche a Vicenza, dove ottenne una promozione in A nel 2000. E nella Sambenedettese, la squadra della sua città dove ha chiuso la carriera. E dove ha vinto prima un campionato di Eccellenza e successivamente due campionati di serie D da allenatore. In città voci sempre più insistenti lo danno come allenatore della squadra rossoblù il prossimo anno. E sarebbe davvero un gradito ritorno.

Sei il giocatore che vanta più presenze con il Pescara. Cosa ha voluto dire per te aver indossato questa maglia?

“Vuol dire tanto. Ho passato dieci anni della mia carriera a Pescara. Ho fatto tantissime presenze tra A, B e C. Ci sono stati tanti momenti bellissimi e qualche delusione. Ho conosciuto tanti campioni come Carnevale, Dunga, Allegri, Massara e Nobile. Giocatori forti con cui ho avuto il privilegio di giocare”.

Arrivasti a Pescara dopo la seconda promozione in A di Galeone nel ‘92. E ci fu subito l’esordio per te nella massima serie…

“Ricordo l’esordio a Roma all’Olimpico. Vincemmo 1-0 con gol di Nobile. Io presi una traversa da centrocampo. Era il ‘92-‘93, alla fine feci 27 presenze e 6 gol in A. Io arrivavo dalla Samb in C, quindi per me fu un doppio salto di categoria. Tutto quello che sarebbe venuto era tutto di guadagnato. Ho giocato con giocatori forti e un allenatore stimatissimo come Galeone. Avevo tutto da imparare. Anche se quella fu un’annata sfortunata perché retrocedemmo. Facemmo qualche buona partita, giocavamo all’attacco ma prendevamo tanti gol. Io ero anche nel giro dell’under 21. In quegli anni ho conosciuto Stefano Borgonovo, che per me era come un padre perché mi ha dato una mano in quel periodo”.

Negli anni successivi sei diventato un elemento imprescindibile per quella squadra. E hai avuto al tuo fianco grandi giocatori come Andrea Carnevale, Max Allegri, Gianluca Colonnello, Federico Giampaolo, Morgan De Sanctis, Michele Gelsi. Solo per citarne alcuni…

“Carnevale era un fenomeno. Quando arrivò l’anno dopo la A stavamo lottando per non retrocedere. E ci diede una grossa mano, dentro e fuori dal campo. Fu l’arma vincente per noi. Poi andò via l’anno dopo. Lui era un giocatore forte tecnicamente e fisicamente. Aveva tutto. Era anche un giocatore carismatico. Ma sono stato tanti anni anche con Michele Gelsi e Federico Giampaolo. Sono stati anni belli, ma ci sono stati anche momenti difficili. In particolare la retrocessione in C. Poi fortunatamente siamo riusciti a riprenderci la serie B con Ivo Iaconi in panchina. L’anno prima ci furono i playoff con il Catania. Non è stato semplice vincere in C. Federico Giampaolo è quello che sento più di tutti, siamo rimasti amici. Con Michele Gelsi uguale. Sono quelli che hanno scritto pagine importanti del Pescara. E quelli che sono rimasti più anni con me. Ragazzi seri, persone fantastiche. Era facile trovare l’armonia. Era un gruppo solido e forte. Insieme abbiamo avuto tante soddisfazioni. Al di là del calcio, c’è ancora amicizia”.

Che anni sono stati quelli della presidenza di Pietro Scibillia?

“Pietro Scibilia era un presidente unico. Mai una parola fuori posto, mai un intervento a gamba tesa. Stava sempre al posto suo. Aveva sempre parole di conforto e di aiuto. Poi prese le redini Oliveri, anche lui molto simile. In quel periodo ognuno aveva il suo ruolo. Adesso il calcio è cambiato”.

A quale allenatore che hai avuto a Pescara sei rimasto maggiormente legato?

“Sono rimasto molto legato ad Ivo Iaconi e a Delio Rossi. Ma anche a Franco Oddo. Un po’ a tutti quelli che ho avuto, ho stima di tutti. Tutti gli allenatori qualcosa ti hanno dato e insegnato. Ivo è quello con cui mi vedo più spesso e sono rimasto maggiormente legato”.

Dopo la parentesi di Vicenza tornasti a Pescara nel 2000. Come mai facesti quella scelta?

“Guarda, lì vincemmo il campionato di B e andammo in A. Poi ho avuto qualche diverbio con la società. E siamo andati in rotta. In quel periodo la società mi mise sul mercato il mese di ottobre. Mi chiamó Andrea Iaconi. Il Vicenza invece mi voleva dare all’Ancona. Io decisi di tornare a Pescara perché ero stato bene e perché la gente mi apprezzava. Poi c’era anche Delio Rossi che mi voleva. Ma quello fu un anno balordo. C’era Delio Rossi in panchina, poi tornó Galeone. Quella era la squadra più forte che aveva avuto il Pescara. C’erano Palmieri, Giampaolo, Zanutta, De Patre, Giacobbo, Vukoja, Chianese, Colonnello, Mauro Esposito”.

Nei ricordi di molti tifosi biancazzurri è rimasta la tua doppietta in Coppa Italia contro il Parma. Era il 28 agosto del ‘96…

“Quello era il Parma di Ancelotti, con Zola, Crespo, Benarrivo, Luca Bucci in porta. Una squadra fortissima. Noi vincevamo 3-0, feci due gol io e uno Giampaolo. Segnai con un pallonnetto d’esterno e con un tiro a giro nei primi minuti. Alla fine terminò 3-1. Quell’anno sfiorammo la A per poco con Delio Rossi. Facemmo un campionato bellissimo. Ed era un gruppo forte. Andavamo sempre a mangiare insieme il giovedì con le famiglie. C’erano anche Morgan De Sanctis, un altro che sento spesso. E Massimo Margiotta”.

A San Benedetto si parla tanto di un tuo ritorno sulla panchina della Sambenedettese il prossimo anno. Cosa c’è di vero?

“Per adesso non c’è niente di certo. Ma al cuor non si comanda. Se dovesse essere so com’è la situazione e le sue difficoltà. E so anche che non tutti sono propensi al mio ritorno. Se mi dovessero chiamare non posso dire di no. Se dovesse essere ci metterò anima e corpo per raggiungere l’obiettivo. Anche se non sarà facile”.

Hai già avuto un primo contatto con il presidente Massi?

“In questo momento no, perché non c’è niente di certo. Poi loro sono impegnati con i playoff”.

Daniele Rossi

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