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Massimiliano Fanesi, la Samb nel cuore: “La società imparerà dagli errori. Ivo Iaconi fondamentale per la mia carriera da calciatore”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per lui la Sambenedettese è sempre stata una questione di cuore. E anche se ci si aspettava un finale di stagione diverso, per Massimiliano Fanesi cambia poco. Perché lui è uno di quelli che ama profondamente questi colori. I colori della squadra della sua città. Che già nel corso della sua carriera da calciatore lo hanno visto protagonista. Così quest’anno si è sentito in dovere di dare una mano al presidente Massi. In veste di consulente esterno. Ma la sua figura rappresenta molto di più per questa piazza. Il suo è stato un contributo determinante nella costruzione della rosa. E nella composizione della società. Fanesi rappresenta l’uomo chiave di questa Samb. Del resto lui di esperienza ne ha fatta tanta da calciatore. Tra B e C. Una delle annate migliori è stata senza dubbio quella alla Fermana. Alle dipendenze di Ivo Iaconi, un tecnico che stravedeva per lui. Che poi ha seguito anche a Pescara. E Fanesi lo ha sempre ripagato a suon di gol.

In questo momento trapela tanta delusione nell’ambiente…

“Sì, purtroppo il finale di stagione non è stato all’altezza del resto del campionato, che ci ha visto protagonisti. Le ultime sette partite sono state un crollo verticale. Per prima è la società ad essere delusa”.

A Mancinelli il compito di traghettare questa squadra verso i playoff. Bisognerà soprattutto lavorare sulla testa di questi ragazzi per arrivarci al meglio…

“Sì, noi dobbiamo comunque cercare di onorare le partite che mancano con dignità. Per cercare la vittoria sul campo anche domenica prossima. E poi affrontare la coda del campionato, ma con un piglio diverso”.

Al termine della stagione, la società farà domanda di ripescaggio?

“Questa è l’intenzione della società. È una domanda da fare direttamente al presidente. Ma credo che la società si farà trovare pronta”.

In cosa è mancata la Samb di quest’anno?

“Noi siamo partiti sapendo che mancava qualcosa. Speravamo che queste lacune non avrebbero inciso più di tanto. Invece hanno inciso in maniera determinante. La società qualche errore l’ha fatto. Il Campobasso ha vinto il campionato perché ha fatto meno errori. Il prossimo anno si ripartirà con maggiore esperienza”.

Tu conosci questa piazza meglio di tutti, cosa vuol dire giocare nella Sambenedettese?

“È sicuramente una tappa importante per un calciatore. Piazza importante, esigente, con i giusti stimoli. Oltre che un calciatore devi essere una persona in grado di affrontare determinate situazioni. È una piazza stimolante ma esigente”.

Da calciatore hai vissuto anche altre esperienze di grande livello. Una delle annate migliori per te è stata quella nella Fermana…

“Sì, è stata un’esperienza in serie B. Sono tornato in questa categoria dopo qualche esperienza fatta da giovane. Grazie soprattutto a Ivo Iaconi, che ha saputo esaltare più di tutti le mie caratteristiche. E grazie anche a Sandro Marcaccio. A Fermo sono partito con la stima di due persone importanti”.

Ivo Iaconi è un tecnico che stravedeva per te…

“È un allenatore che ha saputo sempre esaltare le mie caratteristiche. Con lui a Fermo feci nove gol e a Pescara dieci. Io ero punta centrale, rappresentavo una sorta di falso nueve. Lui faceva il 4-3-3 con gli esterni che andavano sul fondo a crossare, anziché tagliare. Era impossibile trovarsi male con Ivo. Sia tatticamente che come persona. Ogni volta che lo rivedo lo vado a salutare. Ha rappresentato un grande step per la mia carriera”.

L’anno che sei stato a Pescara sempre con Iaconi si concluse con la clamorosa ingiustizia di Catania. Gol in netto fuorigioco di Cicconi in semifinale playoff che costó l’eliminazione…

“Sì, diciamo che è stata la più grossa ingiustizia della mia carriera. Partivamo dall’1-0 dell’andata. Eravamo andati a Catania con tanti stimoli per giocarcela. Perdere in quel modo non se lo aspettava nessuno. C’era anche un rigore su di me. Era un ambiente particolare”.

Sei rimasto solo un anno a Pescara. La stagione successiva hai deciso di tornare a San Benedetto. Come mai finì così presto con i biancazzurri?

“Sinceramente io ero in prestito dal Treviso. E poi tornai a Treviso. Nell’ultima settimana chiesi io di andare via, perché non si trovó l’accordo con il Pescara. Ci fu l’interesse della Samb e decisi di venire a San Benedetto”.

Visto il contributo che hai saputo dare, in futuro ti vedresti in un ruolo più importante all’interno della Sambenedettese?

“No, io come detto faccio altro. Nel futuro immediato no. Poi tante cose possono cambiare. Se le nostre strade si potranno incontrare in un futuro a medio termine questo non lo so. Faccio il tifo per la Samb e darò sempre il mio supporto alla famiglia Massi, ma dall’esterno”.

Immagino che state già programmando per il prossimo anno. Su quali basi si riparte?

“Io il prossimo anno farò da supporto. Questa società aveva bisogno di essere instradata. Per il prossimo anno la società farà le dovute riflessioni. E lo farà con la consapevolezza degli errori fatti, ma anche delle cose positive”.

Intanto in città sta circolando il nome di Ottavio Palladini per la panchina. È una voce fondata?

“Sinceramente sì prenderanno in considerazione tante cose. Non entro nel tecnico. Sono scelte che farà Massi con il ds De Angelis. Ho una grande stima di Ottavio, come persona e come allenatore. Lui è andato in categorie che non rispecchiano il suo valore. È una persona di San Benedetto ed è attaccato ai colori rossoblù. Questo è un biglietto da visita non indifferente”.

Daniele Rossi

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