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Danilo Soddimo e il nuovo ruolo di procuratore: “Un lavoro che mi appassiona. A Pescara non ero un giocatore per Zeman…”

PESCARA – Da quest’anno ha iniziato una nuova avventura professionale. Con la stessa determinazione che aveva sul campo. Danilo Soddimo è entrato a far parte della “Bsp Football Agency” di Silvio Pagliari. Il suo futuro nel calcio è quello di procuratore. Professione che ha iniziato a svolgere nell’ambito dello scouting, insieme ad un altro ex biancazzurro come Antonio Balzano. I due hanno scelto di restare a vivere a Pescara. E sono legati da una grande amicizia, che va oltre l’aspetto professionale. Da calciatore Soddimo resta complessivamente per tre anni a Pescara. Per centrare la promozione in B con Di Francesco nel 2010. E in A nel 2012 con Zeman. Ma quella non fu la sua migliore stagione. Il boemo infatti prediligeva un calcio che poco si sposa con le sue caratteristiche. La sua esperienza più importante resta senz’altro quella con il Frosinone. Con i ciociari disputa sei stagioni, collezionando due promozioni. Compresi gli anni della serie A.

Come ti vedi nel nuovo ruolo di procuratore?

“Diciamo che adesso non posso ancora dire di fare il procuratore. Faccio scouting. Ma le vesti future sono quelle di procuratore. Il procuratore è Silvio Pagliari. Per me è un’esperienza nuova, è un lavoro che mi appassiona. Fare un lavoro che ti piace è già metà dell’opera. Non sei aggregato ad una squadra, ma lavori sempre in ambito calcistico e ti prendi cura dei giocatori”.

Lavoro più facile o più difficile rispetto a quello del calciatore?

“Sono due lavori sicuramente differenti. È un lavoro molto difficile. Lasciando stare quello dell’allenatore, che ha a che fare con trenta giocatori più i dirigenti. Ed è più complesso. Quello del procuratore è un lavoro difficile che ti porta a stare sempre fuori casa a guardare partite, a viaggiare spesso. Serve esperienza, la stiamo facendo con Silvio Pagliari. La scelta del procuratore è importante per un giocatore. Non bisogna sbagliare, soprattutto per la crescita del giovane. Nella nostra professione c’è anche l’aspetto umano, per creare sintonia per il percorso del giocatore”.

Sei arrivato a Pescara con Di Francesco l’anno della promozione in B. Che squadra era quella?

“Io arrivai l’anno della promozione nel 2010. Il gruppo di Eusebio era un mix tra giovani e giocatori più esperti. C’erano Bonanni, Petterini, Tognozzi, Zanon, Sansovini. Ma anche Marco Verratti. È stata una squadra che poi è stata rifondata tutta. Una squadra che a fine ciclo ha vinto in serie C e in B ha fatto un campionato onesto. Poi arrivò Zeman”.

E tu proprio con Zeman hai trovato meno spazio. Come mai?

“Ho trovato meno spazio perché c’erano giocatori forti come Insigne. Io giocavo esterno sinistro. Ero il sostituto di Lorenzo, che aveva avuto già Zeman. Lorenzo era più un goleador. Conosceva di più Zeman. Io sono stato sempre più uno spirito libero. Non ero un giocatore per Zeman. Mi ha fatto crescere comunque quell’anno. Poi hanno fatto tutti carriera, Insigne Verratti, Balzano… Io sono cresciuto molto a livello umano. E ho cercato di modificare il mio tipo di gioco”.

L’esperienza più importante l’hai vissuta senz’altro a Frosinone. Hai giocato in serie A con i ciociari indossando la fascia da capitano. E hai mantenuto un legame forte con la piazza…

“Sì, c’è un legame forte con la piazza. È una piazza che si accomuna molto a Roma. È stato semplice integrarmi nel territorio ciociaro. I tifosi sono attaccati alle proprie radici e alla propria città. Piazza fantastica. Qui in C e in B ho vinto il campionato. E poi è arrivata la retrocessione in A. Ma ci sono stati comunque applausi dal popolo ciociaro, che ha apprezzato il nostro impegno. La nostra era una piccola cittadina. E spesso non siamo stati agevolati dalle situazioni”.

Andando in giro per i vari campi ed avendo rapporti di lavoro con le varie società, hai individuato qualche talento interessante?

“Sì, ci sono tanti giovani interessanti. Noi andiamo a fare un lavoro non solo in Italia, ma anche in Europa e a livello internazionale. Silvio ha calciatori anche in Arabia e in Europa dell’est”.

Daniele Rossi

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