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Pratola, parola a Giovanni Di Carlo: “La nostra forza è il gruppo. Il River il mio trampolino.”

PRATOLA PELIGNA – Un pilastro della difesa. Che ha saputo essere protagonista nella promozione dello scorso anno del Pratola. Del resto Giovanni Di Carlo, difensore classe ‘96, può vantare un passato in Eccellenza. E una trafila importante nel settore giovanile iniziata nell’Arabona di Manoppello. E poi proseguita nel River Chieti. Sempre con il River ha militato nel massimo campionato regionale come under. Poi l’approdo al Sambuceto. Nel mezzo anche un’esperienza con il Pro Sulmona nel campionato di promozione. Il suo ruolo naturale è quello di centrale di difesa. Ma in questo periodo Di Carlo si sta adattando anche a giocare terzino sinistro, nella difesa a quattro disegnata da Tiziano Di Benedetto. Del resto lui è un giocatore duttile, con tanto spirito di sacrificio. Qualità che poi si aggiunge alle grandi capacità dimostrate in fase di marcatura. Insomma Di Carlo per questo Pratola rappresenta un vero e proprio leader. In una squadra che incarna un po’ la voglia di calcio che ha Pratola. Dopo anni di buio, causa fallimento della vecchia società dei Nerostellati. Questa nuova società è composta da ragazzi del posto ed è guidata dal presidente Giordano Torrini. Il merito più grande del sodalizio nerostellato è quello di aver riportato il calcio nella comunità pratolana. Che vanta da sempre una grande tradizione calcistica. Una sfida che Di Carlo ha subito raccolto, con lo spirito che ha sempre dimostrato in mezzo al campo.

Quest’anno la vostra è una stagione tra alti e bassi. Cosa manca a questo Pratola per trovare la continuità?

“Questa è come ben sapete una squadra creata da zero, quindi ci poteva essere il rischio di qualche scivolone. Che comunque come da vera squadra stiamo cercando di sistemare. Solo con un grande gruppo arrivano i risultati. Per cercare continuità bisogna restare concentrati nell’obiettivo di squadra, che è quello di dare sempre sè stessi. Poi arriveranno i nostri risultati, come abbiamo dimostrato lo scorso anno. Quando con lo stesso gruppo ci siamo fatti valere, dimostrando di non essere secondi a nessuno”.

Vi siete peró tolti la soddisfazione di battere la capolista Città di Chieti…

“Sì, la vittoria con il Città di Chieti è stata un partita davvero emozionante. Ma allo stesso tempo molto tesa. Il merito è stato della concentrazione che abbiamo messo tutti in campo. A mio avviso abbiamo meritato di vincere, perché siamo stati più concreti sia nel difendere che nel creare”.

A livello tattico, ti stai sacrificando giocando nel ruolo di terzino. Tu invece nasci centrale. Come ti stai trovando in questa nuova collocazione?

“Sì, nasco centrale ma riesco a dare il cento per centro in qualsiasi ruolo che mi viene chiesto di ricoprire. Poi il terzino l’ho già fatto anche in passato e mi piace anche perché mi piace fare entrambe le fasi, sia difensiva che offensiva”.

Lo scorso anno sei stato uno dei protagonisti della promozione. Qual è stato il vostro valore aggiunto?

“Lo scorso anno il nostro valore aggiunto lo ribadisco è stato il gruppo, che ha fatto più della metà delle vittorie. E poi anche la qualità dei singoli”.

La vostra è una società formata da giovani del paese, che si è posta l’obiettivo di riportare il calcio a Pratola. Qual è lo spirito di questo gruppo?

“Lo spirito di questo gruppo è la forte coesione che c’è l’un l’altro. Vedere gente che si rimbocca le maniche non è semplice al giorno d’oggi. A partire dalla dirigenza fino ai giocatori. Tutto questo per la dedizione a questa maglia e a questa cittadina”.

Tu hai alle spalle un passato importante in Eccellenza, con River e Sambuceto. Sono stati anni decisivi per la tua carriera…

“Sono stato anni decisivi e molto impegnativi. E per questo devo ringraziare la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e supportato. Sono stati anni difficili, ma nello stesso tempo entusiasmanti. Anche per aver calcato campi di una certa importanza e giocato contro giocatori di categorie superiori”.

Hai fatto il settore giovanile nel River Chieti, che da sempre lavora molto bene sui giovani. Cosa ha rappresentato per te questa società?

“Questa società per me ha rappresentato l’inizio vero della mia carriera. Una vera e propria scuola calcio dove ho imparato per prima cosa la disciplina. E poi il saper giocare a calcio. Una società ben strutturata ed organizzata. Poi la fusione con il Chieti è stato il mio trampolino di lancio, che mi ha permesso di fare gli allievi nazionali e di fare un ottimo campionato”.

Dopo questa esperienza nel massimo campionato regionale, sei sceso nelle categorie inferiori con Za’ Mariola, Bugnara e Pratola. Hai qualche rimpianto?

“Sinceramente sì, qualche sassolino me lo sarei tolto. Ma sono poi entrato nel mondo del lavoro e quindi sono stato messo in condizione di scegliere. Ma non ho mai smesso di amare questo sport. Per tutto questo mio percorso devo ringraziare la mia famiglia e chi mi è stato vicino, altrimenti tutto ciò non sarebbe mai stato possibile”.

A quale allenatore, di quelli che hai avuto, sei rimasto particolarmente legato?

“Sono sempre stato legato a tutti i miei allenatori, chi più e chi meno. Ma comunque sono rimasto in buoni rapporti diciamo con tutti. Sono tanti gli allenatori che ho cambiato. A partire da Angelozzi al River, che mi ha accompagnato per tanti anni. Poi Cau al Sulmona, per passare a Rossi alla Za’ Mariola. Casanova al Bugnara e D’Ortenzio al Popoli. Infine Saccoccia e di Benedetto al Pratola”.

Daniele Rossi

Giovanni Di Carlo, alla seconda stagione nel Pratola

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