Il calcio italiano piange la scomparsa di Giovanni Galeone, il “Profeta” del bel gioco, spentosi all’età di 84 anni. Un addio che, per un beffardo scherzo del destino, è avvenuto proprio di domenica, il giorno in cui per decenni è stato protagonista assoluto, seduto su innumerevoli panchine, da Pescara a Udine, passando per Napoli e Perugia.
Galeone è sicuramente una delle figure più affascinanti, influenti e iconiche del calcio italiano, soprannominato il “Profeta” per la sua visione calcistica rivoluzionaria e la sua filosofia di vita schietta e anticonformista. Nonostante una carriera da allenatore prevalentemente legata alla Serie B e alle “provinciali”, ha lasciato un segno indelebile, influenzando una generazione di tecnici di successo.
La carriera da calciatore di Galeone fu relativamente modesta, lontano dai fasti ottenuti in panchina. Centrocampista, militò in diverse squadre tra Serie C e Serie B. Tra le esperienze più significative, si annoverano le presenze con l’Udinese dal 1966 al 1974. Agli albori della sua carriera, sul finire degli anni ’50, ebbe anche l’onore di far parte della Nazionale juniores che vinse il titolo europeo di categoria (1958) accanto a futuri campioni come Albertosi, Facchetti e Rosato. Si ritirò dall’attività agonistica nel 1974.
È come allenatore che Giovanni Galeone ha espresso pienamente il suo talento e la sua filosofia. La sua idea di calcio era fortemente ispirata al calcio, basata su un gioco propositivo e d’attacco, quasi disinteressato alla fase difensiva. Il suo modulo preferito era il 4-3-3, con una costante enfasi sul bel gioco e la creatività in campo.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto ben quattro promozioni in Serie A: due con il Pescara, una con l’Udinese e una con il Perugia. Ha guidato, tra le altre, Pordenone, Spal, Napoli e Ancona, ma è il rapporto con Pescara e l’eredità lasciata ai suoi allievi che lo hanno reso una figura di culto.
Il Legame Indissolubile con Pescara
L’esperienza di Giovanni Galeone con il Pescara Calcio rappresenta il capitolo più iconico e amato della sua carriera. Il suo primo ciclo in Abruzzo (1986-1989) portò subito la squadra, ripescata in Serie B, a una storica promozione in Serie A nel 1987, al primo anno e riuscì ad ottenere la prima storica salvezza degli adriatici nella massima serie. Dopo una breve parentesi, Galeone tornò in panchina a Pescara (1990-1993), conquistando un’altra promozione in Serie A nel 1992.
Queste squadre, pur non avendo sempre mantenuto la categoria superiore, sono passate alla storia come il “Pescara delle meraviglie”, un modello di calcio spumeggiante, offensivo e spettacolare, capace di incantare i tifosi.
Il legame tra Galeone e Pescara non fu solo professionale, ma profondamente emotivo e spirituale. I tifosi pescaresi lo hanno eletto a vero e proprio “Profeta” e figura leggendaria. La sua personalità schietta, bohémien e la sua predilezione per un calcio divertente e coraggioso si sposavano perfettamente con lo spirito della città. L’entusiasmo era tale che, come testimoniato dallo stesso Galeone, con i tifosi che gremivano lo Stadio Adriatico in un modo impensabile.
Il rapporto con il mare. Galeone, di origini napoletane ma abruzzese d’adozione (i suoi genitori erano originari di Pescina dei Marsi), ha sempre espresso un forte attaccamento per la città e in particolare per il mare. Spesso ha dichiarato: “ridatemi Pescara e il mare”, definendo Pescara come la sua “amante lussuriosa” e il suo luogo ideale. La sua filosofia calcistica, votata all’attacco e alla libertà, rifletteva in qualche modo l’idea di apertura e vastità che il mare gli ispirava: “Bisogna giocare aperti, come il mare. Meglio annegare nell’oceano, che dentro una pozzanghera.
Galeone, il Perugia e Gaucci. Altro passaggio importante della sua carriera quando fu chiamato dal Perugia, a stagione in corso (ottobre 1995) in Serie B, subentrando a Walter Novellino e Diego Giannattasio. La squadra, presieduta da Luciano Gaucci, non aveva iniziato bene il campionato.
L’arrivo di Galeone portò una svolta radicale, imponendo il suo calcio d’attacco e spettacolare. La squadra cambiò marcia, conquistando un ottimo girone di ritorno.
A fine stagione, il Perugia conquistò il terzo posto (a pari merito con la Reggiana), ottenendo così la promozione in Serie A dopo quindici anni di assenza, un risultato entusiasmante per la piazza umbra.
In quella squadra militavano giocatori di spicco, tra cui il centrocampista-regista Massimiliano Allegri (che diventerà poi suo vice all’Udinese e uno dei suoi allievi più celebri) e l’attaccante Marco Negri, capocannoniere con 18 reti. Inoltre, faceva parte della rosa anche un giovane Gennaro Gattuso.
Nella stagione successiva in Serie A (1996-1997), Galeone fu confermato, ma la sua esperienza durò poco a causa di divergenze con il vulcanico presidente Gaucci.
Nonostante la squadra fosse a metà classifica, nel gennaio 1997 Galeone fu esonerato. La separazione fu dovuta, come spesso accadeva nella sua carriera, a contrasti con la dirigenza, non amando interferenze nel suo lavoro.
Altra tappa fondamentale, l’Udinese. Galeone guidò l’Udinese in Serie B a stagione in corso (novembre 1994) e riuscì a condurre i bianconeri alla promozione in Serie A (la sua terza promozione personale). In totale, ha guidato i friulani 54 volte, di cui 27 in B e 27 in A.Tornò sulla panchina dell’Udinese in Serie A nel marzo 2006, rimanendovi fino al gennaio 2007. Questa fu la sua ultima esperienza da allenatore prima del ritiro ufficiale. Durante questo periodo, Massimiliano Allegri fu il suo collaboratore tecnico.
La parentesi con il Napoli. Nella stagione 1997-1998, Galeone subentrò sulla panchina del Napoli (sua città natale) a campionato in corso, dopo Bortolo Mutti e Carlo Mazzone. La sua esperienza fu molto breve, con solo 10 partite (novembre 1997-febbraio 1998), e si concluse con un esonero.
Dopo un periodo di inattività, Galeone tornò ad allenare l’Ancona in Serie A nel gennaio 2004, subentrando a campionato in corso. Anche questa esperienza fu di breve durata e la squadra, al termine della stagione, fu retrocessa in Serie B.
L’eredità più duratura di Galeone è la sua capacità di essere stato un “maestro” e di aver plasmato diversi giocatori che sono diventati allenatori o dirigenti di successo, assimilando la sua visione calcistica, votata alla semplicità e all’efficacia.
Tra i suoi allievi più celebri, spesso suoi “allenatori in campo”, si annoverano:
- Massimiliano Allegri: Forse il più noto, è stato un giocatore fondamentale nel Pescara di Galeone e suo vice. Allegri riconosce in Galeone una figura determinante per la sua carriera, lodandone la capacità di “staccare” (saper alleggerire la tensione) e l’approccio fantasioso e innovativo al gioco.
- Gian Piero Gasperini: Altro giocatore chiave nelle squadre di Galeone, è oggi apprezzato per il suo calcio offensivo, ad alta intensità e pressing, elementi che richiamano la filosofia del “Profeta”.
- Frederic Massara: Ex calciatore e oggi dirigente sportivo di successo, è stato un giocatore voluto fortemente da Galeone.
Galeone ha allenato e lanciato numerosi altri calciatori di talento e figure che si sono affermate nel mondo del calcio, come il funambolo jugoslavo Blaž Slišković (detto Baka), rilanciò il brasiliano Léo Júnior dopo il divorzio dal Torino per le incomprensioni con Gigi Radice, e ha avuto tra i suoi giocatori anche futuri allenatori come Gennaro Gattuso, Marco Negri, Marco Giampaolo, Federico Giunti.
Ritiratosi ufficialmente dall’attività in panchina nel 2013, resta una figura di culto, il cui spirito libero e la cui idea di calcio basata sul coraggio e lo spettacolo continuano a essere celebrati.
Ciao Mister, e grazie per tutte le indimenticabili domeniche
Foto: Gianluca Di Marzio





