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Maurizio Ianni: “Un riavvicinamento con L’Aquila? Sempre a disposizione, è la mia maglia”

In tutte le società ci sono giocatori che non verranno mai dimenticati e tra questi, a L’Aquila, c’è Maurizio Ianni. L’ex capitano rossoblù ha fatto e sta facendo tanto per questo territorio, ora con L’Aquila Soccer School che è un vero e proprio bacino di talento. Di seguito la nostra intervista all’ex giocatore rossoblù.

Quanto è importante questo L’Aquila Soccer School e quanto è cresciuta negli anni?

“Siamo cresciuti tantissimo in questi anni, sotto l’aspetto della metodologia e non solo. Ormai è un punto di riferimento a livello regionale e non solo. Sono molto contento del lavoro che stiamo facendo e si quantificano nella crescita dei ragazzi al di là dei risultati sportivi”.

Ci sono stati dei ragazzi che sono andati a giocare anche in società importanti.

“Sì, abbiamo una decina di ragazzi che gravitano nelle società professionistiche. Alcuni al Pineto, altri al Modena e al Pescara. Secondo me è stato fatto un grande lavoro per questo territorio”.

Quanto è importante avere un settore giovanile per società come L’Aquila?

“Il bacino del settore giovanile è fondamentale per una città. Dare l’opportunità di fare sport ai ragazzi è importante, anche magari allontanarli da quelle che sono le distrazioni di oggi: social o telefonini per esempio. A maggior ragione quando si lavora bene e quando ci sono le competenze per far crescere il volume del settore giovanile diventa importante. Quando tu crei del potenziale tecnico poi crei anche del potenziale economico”.

Si possono avere delle società satellite anche qui a L’Aquila come succede magari a Pescara?

“Io sono ottimista in questo senso, sia la Soccer ma non solo hanno alzato il livello in questi anni. Ci siamo avvicinati tantissimo a quelli che erano i valori della società della costa, prima eravamo distanti ma ora ci siamo e possiamo crescere ancora tanto. Ci vuole tanta unità d’intenti e lavoro ma anche tante competenze”.

Cosa ne pensa di quello che sta facendo L’Aquila come società, a prescindere dai risultati?

Io penso che è stato fatto un grandissimo lavoro, soprattutto a livello societario e organizzativo. La raccolta degli sponsor mi ha anche sorpreso perché non pensavo si potesse arrivare a così tanto in questa città. Come tutti i momenti, io sono stato tanti anni a L’Aquila quindi lo so, ci sono periodi che vanno meglio e altri che non vanno per il verso giusto ma in questi momenti bisogna avere l’equilibrio e la tranquillità di prendere le cose buone che sono state fatte. Quello che si è costruito con grande lavoro non si deve disperdere. Normale poi che saranno stati fatti degli errori come in tutte le società. Secondo me c’è da migliorare sotto l’aspetto di alcune figure e di alcuni ruoli che vanno ben definiti. Ognuno va messo nel proprio ruolo perché quando l’ambiente esterno va dietro al risultato e quindi comincia ad alimentarsi la polemica, va mantenuto un equilibrio interno e quindi ci servono le giuste persone che sanno relazionarsi tra squadra, tifoseria e società. Anche il progetto stadio è importantissimo, come lo stiamo facendo anche noi per il Federale. Penso che si possa creare un bacino strutturale che poche città nel centro Italia hanno”.

Mister, è possibile un suo riavvicinamento alla società L’Aquila e magari a una collaborazione con L’Aquila Soccer School?

“Mah guarda, per quello che mi riguarda, io ho fatto 8 anni il giocatore a L’Aquila, 3 anni l’allenatore e 3 anni da direttore tecnico. Ci ho passato la vita ed è la mia maglia. Sono sempre stato a disposizione per fare progetti che possano portare beneficio a L’Aquila città. In questo senso richiamo anche all’unità a quello che è la tifoseria cittadina che in certi aspetti si è spaccata, dobbiamo cercare tutti quanti di mettere avanti a tutto quello che è il nostro bene comune che è vedere L’Aquila primeggiare rispetto agli altri territori. Dobbiamo quindi cercare tutti di fare un passettino indietro, cerchiamo di ritrovare unità d’intenti, siamo tutti aquilani e ognuno per la propria parte qualcosina lo dobbiamo”.

A cura di Daniele Morico

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